Mostra del 11-19 Maggio 2002


Articolo di Patrizia Pietrabissa pubblicato sulla rivista ‘Quilt Italia’ nel 2015
E’ con piacere che ho accolto l’invito della cara amica Patrizia Menghi a scrivere un articolo sul Cuscino del Vescovo degli Agli, che io considero un po’ un mio ‘protegé’, avendogli organizzato una Mostra apposita per farlo conoscere al grande pubblico interessato al mondo della manualità femminile.
Come ebbe a scrivermi la studiosa di patchwork Jeananne Wright dal Colorado, dopo averlo ammirato in fotografia: pezzo di storia assolutamente meraviglioso — la sua età è incredibile. Ho salvato la sua foto sul pc per poterlo andare o guardare di tanto in tanto. La cosa più interessante per me è che quel patchwork rifinito con tanta cura è stato fatto ne/ XV secolo. Si tratta di una ‘gemma della storia del quilting’.
L’importanza di questo cuscino è prima di tutto insita nella data della sua creazione : sicuramente prima del 1477.
In secondo luogo c’è la sua unicità: non si conoscono altri manufatti realizzati con questa tecnica databili al XV secolo, né si conoscono altri esemplari dello stesso periodo neppure nella pittura coeva, in terzo luogo è la raffinatezza della composizione e la ricercata tecnica di esecuzione.
In ultimo è la sua importanza come testimonianza delle attività femminili nel Rinascimento.
E’ certamente un importante esemplare realizzato con tecnica cosiddetta “patchwork” usata con grande perizia, per poter produrre un elaborato di rara bellezza.
Come già detto, si tratta di un cuscino realizzato prima del 1477, che faceva parte di un arredo funebre, trovato all’interno della tomba del Vescovo Antonio di Bellincione degli Agli, dopo che nel 1944 un bombardamento molto vicino alla Basilica di S. Maria a l’ Impruneta aveva spostato la lastra sepolcrale della tomba. Si tratta di un manufatto realizzato cucendo insieme piccoli frammenti di stoffe di recupero, differenti per generi e colori, per realizzare un tessuto intero, secondo un preciso Schema geometrico.
I tessuti adoperati sono circa 30 e rivelano, per qualità e varietà, la provenienza da un ambiente agiato economicamente, dove erano presenti tappezzerie in seta e venivano indossati abiti in lana c sete prcgiatc, ma certamente venivano usate anche lane un po’ più grossolane sicuramente tessute in casa.
Sono stati identificati frammenti di sete, lampassi, broccatelli, damaschi e lane.
La faccia anteriore rivela un motivo di 8 cerchi tangenti in ciascuno dei quali è inserita una doppia stella a 8 punte, disposti intorno a una nona stella centrale. Sono stati adoperati tessuti di recupero e addirittura frammenti di lana rosa provenienti da un abito di cui Sono state usate parti con anche le asole bianche del corpetto, messe a motivo decorativo al centro di alcune tessere, richiamate poi da appositi piccoli pois decorativi uguali nella forma.
La faccia posteriore rappresenta una sorta di campionario di diverse lane fini, con colori Ottenuti con materiale tintorio di provenienza straniera e quindi generalmente impiegato da maestri tintori professionisti. Tali lane rappresentano probabilmente un campione dei famosi drappi prodotti a Firenze ed esportati in tutta Europa. Sono stati ricavati innumerevoli piccoli quadrati posti in diagonale secondo uno schema di tessere concentriche di differenti colori. Ogni tessera è con grande maestria, rifinita da uno o più profili sottili di colore contrastante. Il punto di fermatura adottato per assemblare le varie tessere è il punto indietro realizzato con filato in fibra vegetale su entrambe le facce. Ogni rombo della faccia posteriore di cm 1 è stato fermato con circa 4 punti : un vero lavoro di precisione.
Le due facce del cuscino sono unite fra loro da una fascia di seta, si tratta di un lavoro la cui produzione è pertinente alla sfera di un artigianato domestico in seno al quale Il recupero e il riutilizzo di materiali era pratica normale anche negli strati sociali più elevati.
Non tutti sanno che il patchwork appare perfino in manufatti egizi. ln Europa arrivò al tempo delle Crociate e dei pellegrinaggi in Medio Oriente con drappi c stendardi realizzati con questa tecnica che si ispirava ai disegni dei tappeti orientali. La stella a otto punte è un motivo decorativo ricorrente e diffuso sia in tessili orientali che occidentali, antichi e moderni, che si presta ad essere eseguito nelle tecniche più diverse: in tessuto, o realizzato a maglia, ad uncinetto, a fuselli, ad ago, e perfino in tappeti annodati a mano. E’ un elemento decorativo che si trova anche in molti settori non tessili come le decorazioni policrome di tarsi e pavimenti cosmateschi.
Abbiamo notato che a Firenze molte decorazioni geometriche fanno da comici ad affreschi del XIV secolo nella basilica di Santa Croce, incorniciano anche le finestre della basilica di Santa Maria del Fiore. Arnolfo di Cambio, scultore e architetto fiorentino del XIII secolo, ha usato spesso le stelle a otto punte come decorazioni per molti suoi capolavori (vedi p.e. la facciata di S. Maria Aracoeli e l’ interno della Cappella di S.Maria Maggiore, entrambe a Roma).
Disegni e geometrie similari si trovano in antiche trapunte Arnish e americane. Proprio negli Stati Uniti il patchwork si diffonderà in maniera molto importante acquisendo il valore di una vera forma artistica; da li tornerà in Europa trovandovi grande espansione dalla fine dell’ Ottocento e raggiungerà anche il Giappone.
Ma rimane il fatto, storicamente molto interessante, che durante il Rinascimento, alle porte di Firenze, si era padroni di una tecnica raffinata che sapeva scegliere e avvicinare fra loro velluti, lampassi e sete e lane, in disegni di stelle e fiori, e suggestive geometrie cromatiche, precisi e incantevoli nelle loro forme perfette, per realizzare manufatti di grande bellezza.
“Prima Mostra di Arte Tessile ispirata a un Oggetto rinascimentale ” Ispirazioni e Creatività nel Terzo Millennio Il cuscino del Vescovo degli Agli (ante 1477)




